Ogni anno ecco che le piste da
sci fanno notizia e non per le prestazioni straordinarie di qualche campione,
non solo, almeno. La notizia della piccola, di soli tre anni, travolta da un
adolescente mentre prendeva parte ad un corso collettivo di sci mi ha fatto
stringere il cuore…di nuovo.
Io ci sono passata: vedere tua
figlia, al termine delle sue due ore sulla neve con il maestro ed i compagni,
sconvolta, e leggere nelle parole e negli sguardi della persona alla quale era
affidata la gravità di quanto sarebbe potuto accadere, è un’esperienza che non
si dimentica.
Il tutto è accaduto 6 anni fa: a
otto anni Astrid era una sciatrice già esperta, anche lei ha iniziato a tre anni.
Il gruppo transitava in un tratto quasi in piano, dove sfocia una pista
proveniente dal monte, con tutte le regolari segnalazioni (“rallentare”, “incrocio”
etc.) legate al fatto che l’immissione avviene dopo un dosso che limita alquanto
la visibilità.
Ebbene, un adulto, proveniente a
grande velocità e sfrecciando sugli sci di mia figlia, la scaraventava all’indietro,
facendole fare un gran volo conclusosi con un atterraggio di testa. Benedetto
quel casco, che ancora conservo: al solo ricordo ci sentiamo dei miracolati.
Mentre il maestro si accertava
delle condizioni di salute di Astrid un collega si lanciava all’inseguimento
dell’investitore, un residente che, per ogni eventualità, veniva identificato
in presenza di testimoni.
Tanto senno di poi a che serve se
noi adulti, per primi, non abbiamo il buon senso e non rispettiamo le regole
basilari di comportamento.
Anni di corsi sci hanno insegnato
a mia figlia (spero) non solo la tecnica, come affrontare un tragitto tra i
pali o un fuoripista (dove permesso) ma anche, e soprattutto, a fermarsi se
vede qualcuno in difficoltà e a cercare di avere l’”occhio lungo” per sé e per
gli altri!
Il mio pensiero va’ a quei
genitori, partiti per una vacanza sulla neve, che torneranno a casa senza la
loro piccina.
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